La sindrome del canale cubitale corrisponde ai sintomi provocati dalla compressione del nervo cubitale (o ulnare) a livello del gomito, o molto più raramente a livello del polso (canale di Guyon). Questa compressione si manifesta con un fastidioso formicolio nel mignolo e nell’annulare che, con il tempo, finiscono per presentare una diminuzione della sensibilità (tatto). Inoltre, in certi casi avanzati, certi muscoli della mano detti interossei si atrofizzano. Questo conferisce alla mano un aspetto particolarmente “magro” e può provocare una diminuzione della forza.
Come si pone la diagnosi ?
La presenza di sintomi classici fa sospettare al vostro medico curante o al chirurgo della mano una compressione del nervo cubitale a livello del gomito ma la diagnosi deve essere confermata con un esame preciso, detto ENMG (elettroneuromiogramma). Questo esame misura l’importanza della compressione e viene effettuato da un neurologo. Una radiografia del gomito permette eventualmente di escludere una compressione provocata da un anomalia dell’osso o dall’artrosi.
Come si può trattare il tunnel cubitale ?
Il trattamento può essere inizialmente non-chirurgico con una stecca che il paziente porta regolarmente e per alcune settimane. L’intervento chirurgico viene proposto quando il trattamento conservatore non è più efficace o quando i disturbi del paziente, l’esame clinico e l’ ENMG mostrano che si tratta di una compressione severa o di lunga durata.
Come si svolge l’operazione ?
Al suo arrivo in sala operatoria discuterà con il medico anestesista per scegliere la modalità più indicata di anestesia (generale o parziale). L’intervento consiste nel liberare il nervo (neurolisi) e, se necessario, trasferirlo qualche centimetro più avanti, nella muscolatura che lo proteggerà e che eviterà una compressione. L’intervento dura circa 40 minuti. Il gomito viene poi immobilizzato in una stecca per una decina di giorni. A volte il chirurgo della mano lascia un piccolo drenaggio che deve essere tolto dopo 48 ore.
E l’intervento endoscopico ?
In determinate circostanze l’intervento può essere effettuato in endoscopia ( tecnica mini-invasiva con introduzione di una micro-telecamera) con cicatrici molto piccole e conseguente raccorciamento del periodo di inattività. il Dr Fusetti pratica regolarmente questa tecnica. Ne discuta con lui per conoscere se nel suo caso la decompressione endoscopica é indicata o meno.
E dopo l’operazione ?
L’intervento é seguito generalmente da una una corta degenza (1-2 giorni) . Il medico di famiglia o il chirurgo della mano provvederanno a controllare la ferita regolarmente dopo l’intervento. Un ulteriore controllo dal chirurgo della mano è previsto dopo circa 1 mese. L’incapacità lavorativa viene valutata di paziente in paziente.
Quali sono i rischi dell’operazione ?
La cura chirurgica della sindrome del canale cubitale implica alcuni rischi di lesione del nervo cubitale (o ulnare). In alcuni casi rari questo nervo ha infatti un tragitto anomalo che può sorprendere anche il chirurgo più esperto. Questo rischio aumenta se il paziente è già stato operato di tunnel cubitale (recidiva). Anche se riparata subito una lesione del nervo cubitale può lasciare dei dolori, dei disturbi della sensibilità e una debolezza del mignolo e dell’anulare Una zona di diminuita sensibilità attorno al gomito è possibile.. Come ogni intervento si possono osservare complicazioni legate alla formazione di un ematoma o di natura infettiva. Avverta il chirurgo della mano se soffre di malattie croniche o se prende regolarmente medicamenti che possono aumentare il rischio di sanguinamento (anticoagulanti, aspirina).
Farò fisioterapia dopo l’intervento ?
Generalmente la fisioterapia non è necessaria dopo un intervento di tunnel cubitale. Viene prescritta se i movimenti del gomito dovessero rimanere dolorosi o limitati.
Qual’è la prognosi dopo l’intervento ?
La prognosi dipende da molti fattori quali la durata della compressione, la sua importanza, l’età del paziente e eventuali malattie associate. La prognosi può anche dipendere dalla disciplina nel seguire le raccomandazioni del chirurgo e del medico di famiglia. Nei casi avanzati o cronici il ricupero sarà lento e a volte incompleto.
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